La tragedia di Balvano.

Spazio dedicato a tutti i mezzi ferroviari a vapore

Messaggioda Macaco » 28/03/2015, 18:36

Però mi sembra alquanto strano che Mario Motta, deviatore, non fosse stato in grado di riconoscere se un carro fosse dotato di freno a mano o di quello continuo automatico.

Forse il Restaino ha compreso male le sue parole oppure ha travisato il senso di quanto sentito.

Volutamente o perché non sufficientemente e “ferroviariamente” informato ???

Altrettanto dicasi di Renzo Pocaterra.

Vi lascio nel dubbio e porto la vostra attenzione sui ferrovieri presenti sul treno

Mario Restaino, nel suo libro Un treno, un'epoca: storia dell'8017 (Melfi, Arti grafiche Vultur, 1994), ha compilato un elenco dal quale risultano 432 vittime identificate.
Tra queste troviamo :

N. 47 - Barbaro Rosario – Fuochista sulla locomotiva 476 (1);
1-N. 109 – Cuoco Vincenzo – Conduttore (2) (*) (+);
2-N. 117 – D'Ambrosio Antonio – Ferroviere (3) (*) (§);
N. 222 – Gigliano Matteo – Macchinista della locomotiva 476 (4);
N. 385 – Senatore Espedito – Macchinista della locomotiva 480 (5);
3-N. 389 - Sessa Domenico – Conduttore (6) (*) (+);
4-N. 393 – Sgroia Gaetano – Manovale FF.SS. (7) (*) (^);
5-N. 426 – Ventre Luigi – Conduttore (8) (*) (+).

Fra i sopravvissuti risultano:

6- De Venuto Giuseppe – Frenatore (*);
7- Masullo Roberto – Frenatore (*);
8- Michele Palo – Frenatore (*);
Ronga Luigi – Fuochista sulla locomotiva 480.

a) - Da una prima analisi dell'elenco i ferrovieri morti mi risultano essere otto e non sette come si legge nei verbali.
b) – Né tra i morti e né tra i vivi troviamo chi fosse il Capotreno.

Passiamo alle note:
(*) Personale probabilmente addetto ai freni a Mano;
(+) Anche se il termine ferroviario “Conduttore” farebbe pensare a personale ferroviario adibito al controllo dei biglietti ma trattandosi di un treno merci potrebbe trattarsi di una sotto utilizzazione , mancando i frenatori;
(§) Poteva avere qualsiasi mansione dal momento che viene indicato con il termine generico di “ferroviere”;
(^) Erano molti i Manovali utilizzati al Personale Viaggiante in funzione di Frenatore.

Da questa analisi, mancando altri dati, si può ipotizzare che fossero solo 8 i ferrovieri addetti ai freni a mano, compreso il Capotreno. Di conseguenza si può anche pensare che una buona parte dei restanti carri fossero muniti di freno continuo automatico di modo da avere una percentuale di freno tale da permettere la messa in circolazione del treno. Come pure potevano esserci dei carri senza alcun tipo di freno o di freno a mano senza frenatore.

Prossimamente restiamo ancora a discutere dei moduli.
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Messaggioda Macaco » 30/03/2015, 8:32

Anche io, come tanti altri, continuo a scrivere sulla tragedia di Balvano senza avere nessuna documentazione sull'evento. Alcuni hanno attinto a notizie riportate. Altri hanno avuto la possibilità di ascoltare testimonianze. Pochi fortunati hanno visionato relazioni estere non più secretate ma (probabilmente) epurate sapientemente dalle responsabilità reali ed oggettive. La mia “indagine” segue altre vie. Ipotizzo e ricostruisco situazioni basandomi solo sullo studio di documenti di servizio normalmente usati e facendo ricorso alla mia esperienza professionale. Ritornando proprio su quei documenti gli inquirenti del tempo avevano tutte le possibilità di appurare:
a) – il nome del Capotreno (quadro II del Mod.M.18 – quadro I del Mod.M.16 – Mod.M.80);
b) – quantità e nome del restante personale viaggiante (quadro I M.16 – singoli Mod.M.80);
c) – esatta identificazione delle locomotive- sigla e numero - al di là della riclassificazione fatta dagli alleati (quadro III M.18 – quadro II M. 16 – TV 306) ;
d) – reale quantità dei carri chiusi carichi e piombati e quantità di carri scoperti con copertoni nonché la natura specifica del carico. (Mod.M.145 di ogni singolo carro). Sulla natura del carico ho una mia personale teoria che ne parlerò alla fine della mia indagine. Teoria che potrebbe giustificare in parte la “necessità” di stendere un velo su tutta la vicenda.

Continua...
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Messaggioda Macaco » 30/03/2015, 19:19

Questa sera ci occupiamo dei militari che si trovavano sul treno 8017. I nominativi li ho ricavati dal già citato elenco di Mario Restaino. A me risultano essere dieci. Altri ne conteggiano sette più un ufficiale (forse Scardamaglia Giuseppe).
Alcuni autori li citano come scorta al treno.
Altri invece li considerano solo come militari in viaggio di rientro al corpo di appartenenza dopo una licenza, di trasferimento od in missioni non conosciute.
Credo comunque che pur non espressamente comandati, di fatto assolvessero all'incarico di sorvegliare i carri carichi evitandone il saccheggio. Infatti, a quel tempo quasi tutti i treni viaggiavano sotto scorta militare.
Interessante sarebbe stato conoscere dove fossero rinvenuti i loro corpi e se i militari fossero o meno armati.
E' anche probabile che il Capotreno ne avesse annotato la presenza nel quadro VII del foglio di corsa Mod.M.16.

Ufficialmente nessuno parla di militari alleati a bordo del treno. Però furono molti i cadaveri non riconosciuti ed anche un numero imprecisato (circa 100 o 200) dei sopravvissuti preferirono ecclissarsi.

Questi furono i militari italiani rinvenuti morti.

8
Afeltra Vincenzo, appartenente 40º Battaglione costiero

56
Bortiromo Giuseppe, 24 anni, fante

151
Di Maio Vincenzo, fante del comando truppe in servizio alla piazza di Messina

212
Gaudioso Alfonso, nato il 8/10/1924, 19 anni, geniere del primo reggimento pontieri distretto di Salerno, di S. Egidio del Monte Albino (Salerno)

265
Marò (forse militare) Manola Giuseppe, 32 anni, di San Giovanni a Teduccio, meccanico

285
Nappi Tommaso, soldato del 207º deposito fanteria di Catanzaro

287
Natella Giacomo, 18 anni, di Salerno, foglio di leva classe 1925

315
Pastore Alfredo, caporal maggiore del 58º artiglieria

376
Scardamaglia Giuseppe, matr. 2138 del comando Difesa Marina di La Spezia. Era diventato Giuseppe Marinaio, cambiato con sentenza del 1948

435
Zeno Vincenzo, fante del 51º deposito fanteria di Perugia.
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Messaggioda Macaco » 31/03/2015, 9:27

Ho terminato la fase dello studio dei documenti. Sono ben certo di non aver apportato nessun contributo alla soluzione del “giallo”. Ho solo sollevato altri dubbi da un punto di vista strettamente tecnico-ferroviario. E non vado oltre affrontando gli altri aspetti del dramma: errato conteggio delle vittime, frettoloso seppellimento dei cadaveri, approssimata identificazione dei morti, sciacallaggi presunti e reali, ostacoli imposti alle indagini, depistaggi, ecc..
Da oggi inizio a battere un'altra pista . Premetto che non voglio scrivere un altro libro giallo su quello che già la tragedia di Balvano rappresenta un vero “giallo”. Né tanto meno voglio imbastire una “spy story”. Gli appassionati di storia, come me, ben sanno che le battaglie non si svolgono solo in campo aperto. E non solo con le armi tradizionali. Però il risultato finale è sempre lo stesso: morte e distruzione. Da sempre tantissime azioni vengono alla luce solo dopo moltissimi anni od almeno dopo che siano cessati i vincoli del loro “secretamento”. Sempre ammesso che i “Segreti di Stato” possano essere rivelati e nella misura in cui le carte, opportunamente trattate, possano essere rese disponibili alla visione di studiosi o ricercatori. Nelle vicende della nostra Italia abbiamo tantissime “storie” secretate, insabbiate, depistate o stendendo sulle stesse nebulose ricostruzioni. Con o senza l'intervento degli alleati od altre potenze straniere. Questa sera vi parlerò di un paio di casi del genere relativi alla seconda guerra mondiale. Decidete poi voi quanta attinenza potrebbero avere con Balvano. Comunque io cercherò di leggere qualche libro sull'argomento sperando di trovare qualche probabile verità.

Continua...
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Messaggioda Macaco » 31/03/2015, 16:53

Questo è un caso. Ci limitiamo alle seconda guerra mondiale. Altrimenti non sarebbe non il primo, non l'unico e certamente non l'ultimo. Basti solo pensare alla storia del nostro Risorgimento. Alla “favola” dei mille di Garibaldi ed ai 40.000 (quarantamila) documenti ancora secretati sul Brigantaggio.
==========
Svelato finalmente il vero motivo che spinse le Forze Alleate a secretare le cause e gli effetti del tragico bombardamento che devastò il porto di Bari il 2 dicembre 1943, causando il più grande disastro chimico della Seconda Guerra Mondiale
Ma quello che avvenne nei giorni seguenti fu ancora più sconcertante: centinaia di uomini videro comparire sui loro corpi strane vesciche. Nessuno parlò di iprite e quindi i medici si ritrovarono di fronte a qualcosa che non sapevano come curare. Morirono circa 250 persone, che si aggiunsero alle mille decedute durante l’attacco.
Per più di settant’anni gli storici si sono posti questa domanda: perché gli alleati mantennero il segreto della presenza di iprite anche nei giorni successivi all'esplosione, impedendo non solo la prevenzione ma anche la necessaria diagnosi e cura alle centinaia di militari e cittadini che durante i primi soccorsi vennero a contatto con il micidiale gas? Una domanda a cui finora non era mai stata data una risposta. Ma qui entra in gioco Francesco Morra, che dopo anni di ricerca condotta negli archivi tedeschi, britannici e americani, ha raccolto documenti inediti e interviste esclusive che gli hanno permesso di ricostruire dettagliatamente gli avvenimenti di quei giorni e di rispondere alla domanda che per anni ha continuato ad arrovellare le menti degli storici.
Gli Alleati furono "costretti" a mantenere il segreto perché il protocollo internazionale, sebbene ne proibisse l'uso, prevedeva il diritto di rappresaglia con iprite in caso di utilizzo dello stesso per primo da parte del nemico. Insomma se i tedeschi avessero saputo che gli inglesi detenevano l’iprite, si sarebbero riservati di utilizzarla anch'essi per fermare l'imminente sbarco in Normandia, che sei mesi dopo segnò praticamente l'inizio della fine della guerra e della caduta del Terzo Reich.

Continua...
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Messaggioda Macaco » 31/03/2015, 17:50

Secondo caso.
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Credo che molti cultori di storia conoscano l'etimologia del verbo “coventrizzare”. Ci riferiamo sempre alla Seconda Guerra Mondiale ed in rete leggiamo:
–--------
Questo verbo deriva dal nome della città britannica di Coventry. Questa città nelle Midlands occidentali subì nel 1940 una serie di bombardamenti a tappeto da parte dell’aeronautica tedesca tale da risultarne praticamente distrutta. Le condizioni di devastazione della città rimasero talmente impresse nell’immaginario collettivo tanto dei tedeschi quanto degli inglesi, che in entrambe le lingue sorse il neologismo coventrizzare con il significato di “radere al suolo”, “distruggere completamente”.
–--------
Non tutti però conoscono i retroscena di quel bombardamento. Nell'oscura e sotterranea lotta dello spionaggio gli inglesi, tramite “Ultra” erano riusciti dopo ingenti sforzi economici e numerosi tentativi a decrittare i messaggi cifrati emessi dal sistema “Enigma” delle forze germaniche. Così, Enigma divenne uno dei segreti più preziosi: a nessun costo i tedeschi dovevano sospettare che Enigma era stato forzato da Ultra. I tedeschi inviarono diversi dispacci che menzionavano l'intenzione di bombardare Coventry. Ma gli inglesi temevano che si trattasse di una trappola per svelare Ultra: se avessero evacuato le città sarebbe stato chiaro ai tedeschi che Enigma era bruciato. Churchill in persona ordinò: " La città non sarà evacuata, e speriamo che il bombardamento non ci sia”. Il bombardamento ci fu, e costò migliaia di vittime. Ma il segreto di Enigma restò tale. L’idea di processare Churchill nel dopoguerra si scontrò col segreto di Stato.

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Messaggioda Macaco » 01/04/2015, 8:48

Potrei citarvi altri casi relativi al “Segreto di Stato” ma non voglio portarvi su un sentiero particolarmente nebuloso ed impervio. L'ipotesi che ci siano state delle altre ragioni per secretare e distruggere poi tutta la documentazione nasce dalla mancata conoscenza del carico del treno. Non ci è dato sapere se i carri carichi, dopo il disastro, furono trovati ancora regolarmente piobati e non saccheggiati. Non sappiamo neppure quando e se fossero stati agganciati ad un altro treno. Oppure se quelle merci fossero strate trasbordate su altri mezzi. Proprio come quelle truppe alleate del treno fermo a Baragiano, diretto a Cassino, che proseguirono con i camion militari fatti arrivare da Potenza. Senza scomodare Agatha Christie possiamo ipotizzare anche altri scenari intendendo per “carico sconosciuto” non solo quello delle merci. Chi ci dice se mischiati nell'anonima folla non ci fossero stati “personaggi importanti ” che viaggiavano in incognito con chissà quali compiti o quale missione da compiere ? Ho letto in qualche articolo l'espressa volontà delle autorità militari alleate di fare un rogo di quella marea di cadaveri. Perchè ?

Come vedete ci sono tanti altri punti oscuri in quel “giallo”. Ho studiato molti casi di disastri ferroviari. Mi sono anche interessato per un periodo lavorativo di “incidentalità ferroviaria” e mi sono reso conto che non sempre è facile ricostruire la dinamica di quanto accaduto. Spesso entrano in gioco tante concause, difficilmente immaginabili, che contribuiscono al determinarsi di tragici eventi. Sembra proprio che qualche volta sia stato proprio il diavolo a metterci la coda.

Però in qualche caso è risultato che il diavolo non c'entrasse per niente. O meglio che esso si sia presentato sotto mentite spoglie.

La conclusione al prossimo intervento.
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Messaggioda ssb » 01/04/2015, 9:59

Non è perlomeno curioso che tra i sopravvissuti ci sia un fuochista? Uno più svelto/furbo degli altri PdM? O gli altri non volevano "abbandonare la nave" pensando ottimisticamente di cavarsela?
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Messaggioda Macaco » 01/04/2015, 10:50

Rossano, in un articolo si legge: "il fuochista Luigi Ronga, che svenuto cadde dalla locomotiva e con la faccia a terra riuscì a trovare quel poco d'aria che gli salvò la vita." Credo che gli altri PdM, almeno da quanto si legge, rimasero "secchi" al loro posto di lavoro avvelenati dalle venefiche esalazioni e senza alcuna volontà suicida.
Gaetano.
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Messaggioda Marmotta » 01/04/2015, 12:33

Ma all'epoca come venivano svolte le indagini per stabilire le cause di un incidente ferroviario? Tutte queste omissioni, imprecisioni e discordanze nei dati erano normali, quasi normali, oppure no?
Nicolò
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Messaggioda Macaco » 01/04/2015, 13:52

Nicolò, allora come oggi, le indagini vengono svolte con estrema oculatezza da parte da esperti funzionari delle ferrovie. Anche se spesse volte i risultati dei diversi organi inquirenti non collimano seguendo metodologie diverse. Come detto all'inizio su Balvano indagarono almeno tre o quattro Autorità: gli Alleati, le Ferrovie, la Magistratura Italiana, e chissà quali servizi segreti od organi di polizia politica. L'unica cosa certa che si addivenne ad un "verbale" reso pubblico addossando l'unica colpa al carbone di pessima qualità. Fatto sta che tutto di quel carteggio "italiano" non si trova più traccia. Sembra sia disponibile l'inchiesta svolta dagli alleati, non certamente immune da "opportune manipolazioni". Tutte le "omissioni, imprecisazionie discordanze nei dat" di cui tu dici non sono affatto normali in una inchiesta seria. Essi prevengono per lo più da fonti giornalistiche oppure da autori più o meno "ferrati". Tutto ciò sta a dimostrare come quella triste vicenda possa trovare un degno posto tra i tanti misteri della nostra Italia. E l'essere accaduta durante la guerra non giustifica affatto l'oblio che si è cercato di stendere su quel triste evento.
Gaetano.
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Messaggioda Marmotta » 01/04/2015, 14:05

Grazie Gaetano, come sempre gentilissimo!
Ciao!
Nicolò
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Messaggioda Macaco » 01/04/2015, 15:34

Cari avventori del "Bar" la mia indagine su Balvano può considerarsi ufficialmente chiusa. Il Don resta comunque a disposizione, nei limiti delle sue conoscenze, per continuare a discuterne. Appena possibile i miei due chierichetti, quello junior e quello senjor, provvederanno di concerto a condensare in un flie PDF tutta la discussione. Così chiunque lo volesse potrà scaricarsela e leggerla con calma. Vi ringranzio fin da ora della pazienza avuta. In un Forum ferroviario, od almeno in questo, non vi sono i "Mi piace" e quindi non sono in grado di stabilire a quanti lettori è piaciuta la discussione. Non sono neppure in grado di stabilire se i miei interventi abbiano o meno "monopolizzato" l'attenzione degli utenti. In ogni caso non è mai stato prioritario l'intento di creare discussioni solo per alimentare l'aspetto ludico della vostra passione ferroviaria. Nella chiosa alla mia firma trovate, in sintesi, il mio pensiero in merito. Tuttavia debbo constatare che un consistente numero di persone ha letto gli interventi. Ciò non può che far piacere. Sia a me che alla "Cooperativa".
Gaetano.
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 01/04/2015, 17:42

Grazie Gaetano per la ricerca che hai fatto e per le "pulci" che ci hai messo nelle orecchie. Purtroppo la ricerca, dopo aver messo in luce tutta la documentazione che doveva esserci, si è dovuta necessariamente fermare davanti alla scomparsa proprio di quei documenti a seguito del treno che la loro lettura avrebbe fatto capire di più come andarono veramente i fatti.
Purtroppo quando si arriva davanti alla ragion di stato, vedi Ustica, finisce tutto nell'oblio.
Giancarlo
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Messaggioda Marmotta » 01/04/2015, 17:57

L'indagine è chiusa...e le conclusioni?
Nicolò
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