Ogni tanto arriva al Don della corrispondenza che lo riempie di gioia. Aspetto il placet del mittente per parlarvene. Nel frattempo leggetevi questo sprazzo di esperienza che ha una certa attinenza con quella corrispondenza.
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Che fossero estremamente pericolose lo sapevano bene, a loro spese, gli "staffisti" che operavano alle selle di lancio nelle grandi stazioni di smistamento del passato (Milano, Roma, Napoli, ecc.) quando ancora le merci viaggiavano per ferrovia ed in quegli scali si selezionavano i carri defluenti e si formavano i treni secondo le loro destinazioni.
Dove non c'erano i freni Tyssen, intere squadre di "volontari e coraggiosi manovratori" si armavano di staffe e provvedevano a fermare la corsa dei carri che scendevano in velocità dalla rampa per gravità.
Qualche volta succedeva che le staffe, perchè non posizionate bene o perchè con i bordi usurati, schizzavano dalle ruote dei carri e come proiettili colpivano gli incauti manovratori. Le statistiche degli infortuni sul lavoro annoverano un'alta incidenza proprio in questi impianti e con casi anche mortali se non in maniera pesantemente invalidanti.
Ho avuto modo di essere coinvolto anche io in un evento di ... "staffa vagante".
Mi trovavo in servizio in una stazioncina, come Titolare e contemporaneamente DM in turno mattina, mentre nel tronchino dello scalo, adiacente al F.V., si svolgeva una manovra di posizionamento dei carri di legname per lo scarico. Il tronchino terminava al paracolpi in cemento, situato poco prima dei bagni di stazione e poco dopo di questi vi era il F.V., con uffici al piano terra ed alloggi al primo piano. La linea aerea di contatto terminava prima del punto dove questi carri dovevano essere messi, per l'uso in sicurezza della gru privata che effettuava lo scarico. Per raggiungere quel punto esistevano solo due modi: carri scudo o manovra a spinta, dando un colpettino, con il mezzo di trazione, ai carri per poi frenarli con la staffa. In accordo con il Manovratore ed il Capotreno si scelse quest'ultima soluzione considerando il poco tempo a disposizione per la manovra. Tale manovra era stata già svolta altre volte con ottimi risultati. Date al manovratore le opportune disposizioni ed incaricato il Capotreno della sorveglianza della manovra, me ne tornai in ufficio DM: c'era da fare la tassazione dei due carri, provenienti dalla Norvegia.
Dopo poco sentii un forte boato e successivamente si presentò il Manovratore, terreo in viso, e mi invitò a recarmi sul marciapiedi del F.V., vicino ai bagni. Mi fece notare la grossa screpolatura del muro, ad altezza uomo, e per terra una delle due staffe che erano state posizionate sulle rotaie del tronchino per fermare i carri. Il pesante carico l'aveva espulsa, facendola schizzare con violenza contro il muro del F.V..
Un freddo brivido mi corse giù per la schiena, pensando che il proiettile poteva colpire, non solo il personale ferroviario, ma anche un ignaro viaggiatore che si poteva trovare sulla sua traiettoria.
Da quel giorno non feci usare più le staffe per quel tipo di manovre. La paura era stata tanta.