Questa sera, mentre tornavo a casa in tram (vecchio tram del 1928) dopo una bevuta con qualche birra come si deve, pensavo e ripensavo.
Ci sono ancora stazioni con un DM che opera in UM, con la porta aperta sul marciapiede, in stazioni senza sottopasso, magari con un PL a portata di mano.
Un merci via l'altro, intercalati da passeggeri con servizio viaggiatori che devono per forza attraversare i binari, sulla passerella prevista.
Ripensavo alla sensazione di pericolo imminente, di sottile ansia legata alla campanella che squilla (segnale di protezione aperto) e ai passeggeri che si aggirano sul marciapiede: qualcuno attraverserà all'ultimo momento? i pedoni fermi al PL avranno la pazienza di aspettare?
Ma anche alla sensazione di tranquillità a segnali di protezione chiusi.
Ormai abituato alle stazioni grandi con sottopasso, faccio fatica a ricordare il regolamento: verifica della passerella e del PL prima di aprire la protezione, vigilanza continua degli attraversamenti.
Però un DM locale ha l'occhio, guarda con attenzione i merci in transito, l'oscillare irregolare dei carri, la coda spenta o accesa (ma cavolo, è una moda accendere solo un fanale??).
E c'è sempre un passeggero che chiede timidamente "ma il treno per Osio Sotto è in orario?" "no, signora, viaggia con dieci minuti. No, non attraversi, stia tranquilla che le dico io quando arriva", "ah, grazie".
E talvolta qualche nonno porta i nipotini a vedere i treni: e due bimbi, tenendosi per mano per farsi coraggio, si avvicinano al UM e chiedono sottovoce: "quando passa il prossimo treno che va veloce?"
Piccole soddisfazioni, forse.
Una cura e un occhio sempre rivolti alla regolarità dei treni in transito.
La possibilità di gestire le anomalie di circolazione d'intesa con il DM della stazione vicina, con cui bastano poche parole di intesa: "hai visto il 45637? si, ci penso io"
Spesso si tratta di azioni, gesti, mondi che sono ignorati da molti passeggeri; e più si sale la gerarchia, più sfumano, come la nebbia quando sale il sole.